L’incontro, svoltosi sabato 28 aprile al Circolo Canottieri Jonica e presentato dalla brava e bella giornalista di Telecolor, Valentina Sciacca, si potrebbe riassumere con poche parole: novanta minuti di piacevole intrattenimento culturale, misto a cenni politici e tanta sana ironia.
Il tempo è sembrato volar via e la sensazione finale è stata quella di voler ascoltare Sgarbi ancora per molto tempo, che l’incontro non avesse fine così presto. Ma certo non si può dire che Vittorio Sgarbi si sia risparmiato. Tutt’altro.
Di certo la dialettica non gli è mai mancata e l’argomento trattato, la presentazione del suo libro, ne ha consentito forse una delle migliori performance. Brillante e acuto non ha perso occasione per bacchettare chi ne ha boicottato l’attività politica (determinando lo scioglimento per mafia del comune di Salemi di cui era sindaco), ma anche bacchettando senza mezzi termini (da par suo) la generale assenza di cultura artistica, soprattutto in larga parte dei giovani under 40 in Italia. Ma è poi nella descrizione delle opere d’arte da lui esaminate in “Piene di grazia. I volti della donna nell’arte” (Ed. Bompiani) che le sue parole sono state fluenti e piacevoli come solo “donne e arte” possono essere.
In fondo Vittorio Sgarbi non ha certo mai fatto mistero della sua passione per le donne, lo conosciamo dagli show televisivi quando spesso riesce anzi a provocare la platea con esplicite confidenze sulla sua vita e sul suo modo di vedere la sessualità.
Il tema della donna è centrale nel suo libro che esamina la figura, in maniera cronologica, partendo dal Medio Evo e fino ai giorni nostri. La donna che non dipinge ma che è soggetto della pittura, la donna che è Madonna, madre, corpo e anima, la donna vista come immagine e come immaginario.
Nell’opera si tratta dell’amorevolezza con cui la donna si rivolge al figlio che spesso tiene fra le braccia, cui concede il suo seno, la Vergine Maria ritratta dai più grandi pittori. Da Cimabue a Masaccio, da Van Eyck a Piero Della Francesca e ancora da Leonardo a Raffaello, da Antonello da Messina a Carpatico.
E poi appare stupenda l’interpretazione del “Sogno di Sant’Orsola” di Vittore Carpaccio, che Sgarbi fa suggerendo al lettore una spiegazione cui pochi forse hanno pensato: ammirare il quadro non significa immaginare la scena ritratta, ma entrare nella mente della giovane che dormendo sogna l’Angelo. E nell’attesa del martirio dorme placidamente nella sua metà letto senza scomporsi. Una visione che sembra quasi prender forma nelle parole di Sgarbi.
In fondo la donna è da sempre – insieme – simbolo di vizio e virtù. Nell’arte la donna è sempre stato personaggio principale e così è anche nell’esame che l’autore ne fa in questo libro. Andando oltre l’immagine e provando a indagare nell’anima dei pittori che le hanno ritratte.
Ma come si diceva all’inizio, l’incontro è stato anche occasione per parlare di politica, dell’immotivata richiesta di scioglimento del consiglio comunale di Salemi, del modo di fare politica in Sicilia dove un candidato è “ostile” in una cittadina e “gradito” in altra. Dallo stesso partito, il cui segretario (Angelino Alfano ndr), risponderebbe di non aver saputo della contestuale candidatura in altro comune. Giochi di potere a cui Sgarbi risponde chiaramente di non voler sottomettersi. E che non gli faranno lasciare la Sicilia per non arrendersi a questo Stato che decide di comandare a casa dei siciliani imponendo decisioni.
È anche brillante Sgarbi, come sempre, e non mancano occasioni per qualche risata come nell’episodio in cui riferendosi al “caso Ruby” fa una veloce differenza fra l’ex e l’attuale premier: Berlusconi la aiutava mantenendola “è una mantenuta”, Monti le chiederebbe intanto i 40 euro per la tassa di soggiorno.
L’incontro infine, fra scroscianti applausi, si è concluso.
Soltanto un attimo torniamo all’inizio per ricordare le parole della brava Valentina Sciacca: “Per conoscere veramente Vittorio Sgarbi bisogna leggere almeno uno dei suoi libri“, aggiungeremmo: e anche partecipare ad almeno un incontro con lui.
Luigi Asero